Neurochirurgia Cranica
Idrocefalo
Cos’è l’idrocefalo e quali categorie di persone colpisce? Quali sono le cause della patologia e i sintomi più comuni? Quando è necessario l’intervento chirurgico?
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Referente
Neurochirurgia
Endoscopica

Referente
Neurochirurgia Endoscopica

Dott. Giuseppe Trillò
Che cos’è un idrocefalo?
L’idrocefalo è una condizione patologica che comporta l’aumento delle quantità di liquor nei ventricoli cerebrali e nello spazio subaracnoideo.
La classica forma della testa nei casi di idrocefalo neonatale è dovuta all’aumento di liquor che provoca una crescita anomala del volume del cranio.
Questa patologia non colpisce solo i neonati: l’idrocefalo normoteso, ad esempio, tende a comparire in particolare nelle persone anziane che superano i 60-65 anni.
Idrocefalo: cause e fattori di rischio
Le cause dell’idrocefalo possono essere diverse: dobbiamo subito distinguere tra idrocefalo congenito, che accompagna il paziente sin dalla nascita, e idrocefalo acquisito, provocato il più delle volte da altre condizioni patologiche. Queste le patologie più comuni che contribuiscono alla comparsa dell’idrocefalo:
- encefalite, meningite o encefalocele;
- emorragie intraventricolari o ematoma cerebrale;
- spina bifida;
- infezioni intrauterine;
- stenosi/occlusioni dell’acquedotto mesencefalico;
- trauma cranio encefalico;
- neoplasie del sistema nervoso centrale.
Quali sono le tipologie di idrocefalo?
L’idrocefalo può essere classificato in tre differenti tipologie: idrocefalo ostruttivo e idrocefalo comunicante, che possono essere sia congeniti, sia acquisiti; idrocefalo normoteso, acquisito da adulti over 60.
Idrocefalo ostruttivo
L’idrocefalo ostruttivo, o non comunicante, è caratterizzato da ostruzioni nella circolazione del liquido cerebrospinale. Queste ostruzioni possono essere provocate da tumori nati nella regione delle cavità ventricolari o da tumori del cervelletto; da tumori benigni del sistema nervoso centrale; da un trauma cranio encefalico, da un’emorragia cerebrale o da infezioni.
Idrocefalo comunicante
L’idrocefalo comunicante, o non ostruttivo, è caratterizzato da un’anomala alterazione delle dinamiche di riassorbimento del liquor. Questo può essere provocato da numerose patologie: tumori cerebrali o spinali; ipertensione venosa o malformazioni artero-venose; diverse tipologie di emorragie intraventricolari come l’emorragia del prematuro e l’emorragia subaracnoidea.
Idrocefalo normoteso
L’idrocefalo normoteso è una condizione che colpisce l’adulto e in particolare l’anziano. Sulle cause della patologia ancora si discute: presumibilmente il problema della circolazione del liquor comporta un leggero aumento della pressione endocranica, che agisce sull’encefalo della persona anziana, solitamente più soggetto a danneggiamenti. Vista la difficoltà di circolazione del liquido cerebrospinale, si possono formare metaboliti in grado di provocare danni per le cellule cerebrali.
Idrocefalo: sintomi più frequenti
I sintomi dell’idrocefalo variano molto da caso a caso, ma soprattutto a seconda della tipologia. I sintomi di un neonato sono estremamente diversi rispetto a quelli di un anziano con idrocefalo normoteso: il neonato, ad esempio, dal momento che deve ancora sviluppare le ossa del cranio, avrà un rigonfiamento della testa per via dell’accumulo del liquido cerebrospinale; il cranio dell’adulto non subirà invece modifiche per ciò che riguarda il volume.
Sintomi idrocefalo neonatale
Ma quali sono i sintomi dell’idrocefalo neonatale? Questi i più comuni:
- apnea;
- vomito;
- convulsioni e crisi epilettiche;
- costante deviazione degli occhi verso il basso;
- aumento abnorme del volume del cranio (macrocrania anomale);
- irritabilità;
- tensione della fontanella.
Idrocefalo: sintomi nell’adulto
Quando la persona adulta o anziana viene colpita da idrocefalo, compaiono i sintomi dell’ipertensione endocranica provocata dal rigonfiamento dei ventricoli cerebrali, che dipende a sua volta dell’accumulo in essi del liquor, che conduce alla compressione dei tessuti cerebrali. Ecco i sintomi più frequenti dell’idrocefalo nell’adulto:
- difficoltà di coordinazione, equilibrio e deambulazione;
- alterazione della vista, della memoria e dell’umore;
- problemi di concentrazione;
- mal di testa;
- nausea e vomito;
- incontinenza fecale e urinaria;
- spasmi muscolari;
- problemi cognitivi;
- letargia.

Intervento chirurgico idrocefalo: quando farlo?
Per il trattamento dell’idrocefalo la tempestività e fondamentale. Tutti i trattamenti sono esclusivamente chirurgici. Per evitare qualsiasi danneggiamento irreversibile del sistema nervoso, è necessario intraprendere la terapia prima di un eventuale aggravamento del quadro clinico, affidandosi a esperti specialisti in neurochirurgia.
Quali esami devo fare per trattare l’idrocefalo?
Per diminuire i rischi di complicazioni è importante una diagnosi precisa e affidabile, eseguita mediante esami diagnostici strumentali. Questi gli esami diagnostici funzionali al monitoraggio e al trattamento dell’idrocefalo:
- ecografia transfontanellare (per i neonati);
- radiografia del cranio;
- tomografia computerizzata (TC);
- risonanza magnetica.
Quali sono le tipologie di intervento chirurgico?
L’intervento di neurochirurgia per idrocefalo viene adattato a seconda di età, patologie pregresse e gravità della malattia del paziente. Sono possibili tre tipologie di intervento:
- intervento con shunt cerebrale: si tratta dell’intervento più frequente. Lo shunt è un dispositivo per il drenaggio inserito all’interno del ventricolo cerebrale, in anestesia totale. L’équipe chirurgica inserirà lo shunt dopo un’incisione dietro l’orecchio del paziente, collegando i cateteri precedente posizionati rispettivamente nella regione del ventricolo e nell’addome. Se la produzione abbondante di liquor causerà una forte pressione, lo shunt aprirà la sua valvola permettendo il drenaggio del liquido nell’addome e riducendo quindi la pressione intracranica;
- ventricolostemia endoscopica: con l’aiuto di una piccola videocamera, il neurochirurgo eseguirà un foro in uno dei ventricoli della regione cerebrale, permettendo in questo modo di far fuoriuscire il liquido cerebrospinale dal cervello e ridurre la pressione intercranica;
- cauterizzazione: ipotesi molto rara che consiste nella bruciatura o rimozione di alcune porzioni della regione cerebrale, funzionali alla produzione del liquor.
Post operazione idrocefalo normoteso: quale terapia?
Il paziente affetto da idrocefalo normoteso necessita di assistenza medica continua e controlli periodici dal neurochirurgo per monitorare gli eventuali progressi o guasti dello shunt.
I classici sintomi dell’idrocefalo normoteso come difficoltà di deambulazione e mancanza di controllo degli sfinteri, possono essere tenuti sotto controllo o migliorati nel giro di qualche settimana o mese. Il deficit delle abilità cognitive, al contrario, non è facilmente migliorabile.
Il punto fondamentale per chi viene colpito da questa malattia è la componente emotiva: l’intermediazione dei familiari tra paziente e specialista è cruciale per l’andamento del post operazione per idrocefalo normoteso.
Perché affidarsi a Neurochirurgia 24 per intervenire su pazienti affetti da idrocefalo?
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